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"Prudenza e Giustizia con sei savi antichi"
Perugino

lunedì 29 ottobre 2012

USCIRE DALLA CRISI

uscire dalla crisi... si può. ma la strada non è quella delle politiche monetarie. l'andamento dei mercati negli USA e nel Vecchio Continente lo dimostra ampiamente. si aggiunga a questo che la BCE non ha ovviamente il potere di intervento della FED e che l'obiettivo di controllo dell'inflazione, bandiera sotto la quale è nata la moneta unica, è ormai superato da tempo da una recessione e da una capacità produttiva fortemente sottoutilizzata. il combinato disposto di politica monetaria espansiva e austerità ( politica fiscale restrittiva) sta stritolando le economie deboli come la nostra. sperare che l'espansione monetaria,abbassando il costo del denaro, faccia da volano agli investimenti è pura utopia. anzi, è un grave errore di lettura dello scenario economico,dove le banche non giocano ormai più, pur in presenza di forti iniezioni di liquidità, quel ruolo di propulsore della crescita che in altri tempi ( ma da noi quasi mai) hanno giocato. la maggiore liquidità si perde anzi spesso in mille rivoli improduttivi,se non addirittura in portafogli titoli gonfiati nei rendimenti dall'annoso problema dello spread ( almeno per alcuni paesi della UE,come il nostro). servono stimoli, e gli stimoli possono solo arrivare da una politica fiscale espansiva. ma una espansione della spesa pubblica non può e non deve ( e non sarebbe comunque possibile) essere fatta gonfiando ancora il debito pubblico: deve puntare su una "riallocazione espansiva delle risorse", senza aumentarne il saldo. anzi. ma le politiche fiscali espansive si possono fare in due direzioni: aumento della spesa pubblica e riduzione delle imposte. aumentare la spesa pubblica è ovviamente impossibile in un sistema che, come il nostro, è tuttora caratterizzato da forti sprechi di denaro pubblico e da non efficienti allocazioni delle risorse. diminuire le imposte può essere altrettanto difficile, se non impossibile, sia per i livelli eccessivi di spesa e debito da finanziare, che per la difficile valutabilità della efficacia della manovra ( diminuire le imposte a chi? e di quanto? e quali e quanti effetti sui consumi e la domanda globale?). la unicità del caso italiano passa, a parere di chi scrive, attraverso le forche caudine di un combinato disposto di provvedimenti: diminuzione e razionalizzazione della spesa pubblica ( soprattutto enti locali), lotta agli sprechi e reinvestimento delle risorse liberate in aiuti e stimoli a settori strategici dell'economia. parallelamente, aumento delle imposte sui redditi più alti e improduttivi ( soprattutto rendite immobiliari e finanziarie) e reinvestimento delle risorse liberate per allentare la pressione fiscale sulle fasce che generano maggiore domanda globale e sul costo del lavoro. o così o...non se ne esce. luca possieri

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